04/06/14

LORDE - "Pure Heroine"


"Il genio impara solo da se stesso, il talento soprattutto dagli altri" (Arnold Schonberg,"Parerga et paralipomena")



(2013, Universal./ Pop)


Un solo album e Lorde è già l'eroina del pop.


         Dell'inaspettata ascesa di Lorde nelle classifiche di tutto il mondo avevamo già parlato abbondantemente (qua). Ma il fascino che la giovanissima neozelandese continua ad esercitare nel mondo musicale odierno è innegabile.
         A chi si chiedeva se si trattasse della solita meteora da un paio di singoli, la risposta è arrivata dal tempo; difatti il suo album di debutto, "Pure Heroine", uscito a settembre 2013, continua a suonare con la stessa freschezza del primo giorno e a macinare consensi importanti. Qualche esempio: Bruce Springsteen durante il suo tour sorprende tutti con una cover di "Royals"[¹], David Bowie si congratula con lei dicendo che quando ascolta le sue canzoni sente "il futuro della musica" [²] (e il Duca Bianco ha l'occhio lungo per i talenti emergenti, vedi Placebo e Arcade Fire), Katy Perry le offre di aprire il suo "Prismatic World Tour" (ricevendo però un netto rifiuto dalla stessa!) [3], Dave Grohl ha dichiarato di sentirsi felice nel pensare che le sue due bambine "possano crescere ascoltando musica che non sia vuota e superficiale" [4]. Quella di Lorde, appunto.

         C'è poco da aggiungere a tutto questo. Lorde è semplicemente la cifra stilistica esatta del pop dei nostri tempi. Apprende la lezione di Lana del Rey e la supera, guarda timidamente all'elettronica glitchosa di Grimes ma senza sbilanciarsi, e racconta una gioventù più pura e meno modaiola di quella di Charli XCXUna gioventù che, come narra nella bella "Ribs" con una capacità di scrittura invidiabile, prova una sincera e terribile paura di crescere e di invecchiare, di non poter più vivere di quelle sensazioni effervescenti e intense, che ancora suonano fresche, ma che non lo saranno per molto. La paura che la schietta genuinità possa lasciare il posto a qualcos'altro, di meno dolce e piacevole. La paura che tutti i drink rovesciati addosso, le chiacchierate così belle da apparire sublimi, il condividere il letto come "bambini piccoli, ridendo fino a che le costole non si bloccano"...possano sfumare con amarezza nel ricordo.


         In un modo o nell'altro questa visione della giovinezza, spensierata e matura, si ripete in molte delle canzoni di "Pure Heroine", come nel secondo singolo estratto, "Team", il cui spunto è dato però dall'ambiente: Lorde ci immerge in città lontane da attenzioni mediatiche, quasi abbandonate a se stesse, ma in cui non c'è alcun pericolo nel correre liberi e nel trascorrere pomeriggi tra le rovine di palazzi. Il brano parte in maniera cupa, abbracciando echi post-dubstep, per poi librarsi in un ritornello arioso che sa realmente di libertà. Musica e parole che vanno a braccetto in un unicuum inscindibile e bellissimo. 


         Oppure c'è "White teeth teens" con le sue sonorità doo-wop d'altri tempi, in cui Lorde ci svela di non essere mai stata un' "adolescente dai denti bianchi", e ancora: "ho provato a farne parte, ma non ce l'ho mai fatta". In un certo senso potrebbe essere un po' come quando Tori Amos provò a far parte delle "raisin girl", anche se là la questione era interna al complesso universo femminile, mentre nel caso di Lorde tutto si muove nel mondo adolescenziale, con i dubbi, le speranze e la disillusione della sua età. Già, non dimentichiamo che la nostra è solo una diciassettenne.

         La sua voce, semplice, dinamica e intonatissima, risulta inconfondibile soprattutto per via della tendenza a farsi cadenzata, talvolta con un'indolenza malinconica rubata a Lana del Rey e, nonostante le buone capacità tecniche, la cantautrice evita di essere ridondante o di farne meramente sfoggio, anche se chiaramente l'album è focalizzato proprio sulla sua voce e sugli arrangiamenti, sempre azzeccati. 
In "Pure Heroine", infatti, si preferisce sottrarre anziché aggiungere. Da questa semplice regole ne deriva l'eleganza e il fatto che l'album non abbia momenti morti.


         Tra i momenti più indovinati, oltre alle canzoni già citate, anche la splendida "Buzzcut season", in cui Lorde si impone di rimanere "nella beata ignoranza dinnanzi al mondo fatiscente che si cerca di permeare attraverso i media", la cantilenante "Still sane" e la modernissima "Tennis Court", altro singolo con inquietante video a carico, descritta come la "cugina pazza di 'Royals'"[5], che sappiamo essere l'ormai celebre singolo d'esordio.

         Un disco omogeneo, lineare, ricco di sincera ispirazione. Niente di sconvolgente o rivoluzionario, se non fosse che un lavoro puramente pop, così onesto e ben fatto, erano anni che non se ne vedevano nel panorama musicale mainstream. Vi pare poco?


♪♪





                             (04/06/14)


[¹]fonte:   "Bruce Springsteen covers Lorde's 'Royals'" in Pitchfork, Marzo 2014
[²]fonte:   "David Bowie told me my music sounds like tomorrow" in NME, Gennaio 2014
[3]fonte:  "Lorde turned down Katy Perry tour support slot", in NME, Marzo 2014
[4]fonte:  "Lorde is giving Dave Grohl hope for the future of pop music" in Rolling Stone, Aprile 2014
[5]fonte:  "Lorde, Pure Heroine: Track by track review" in Billboard, Settembre 2013




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