22/10/14

SUOR CRISTINA, più fenomeno commerciale che voce




"Cerchiamo un bene che non sia appariscente, ma solido e duraturo, e che abbia una sua bellezza tutta intima: tiriamolo fuori." 
(Lucio Anneo Seneca, "De Vita Beata")




           In una sola giornata il video del primo singolo di suor Cristina è arrivato a circa 400mila visualizzazioni su YouTube. Pardon, sister Cristina.
Eh sì, perché quando la nostra popstar e i suoi nuovi padroni targati Universal (la casa discografica di Emma Marrone, Moreno, Club Dogo e altri fenomeni da baraccone, per citare solo alcuni tra gli italiani) hanno capito che la maggior parte dei connazionali della suorina sono disgustati dall’ipocrisia e dall’arroganza con cui la stessa è balzata all’attenzione dei media, fino a vincere la seconda edizione del talent “The Voice”, hanno ben pensato di catapultarsi nel mercato mondiale, dove il suo finto talento verrà trattato con più tenerezza. Da qui la patetica scelta di intitolare il nuovo album “Sister Cristina”.
           Ripercorriamo brevemente, dunque, la storia di Cristina Scuccia. Dopo aver tentato la scalata al successo presentandosi invano alle audizioni di “Amici” e a molti altri provini canori senza abito, Cristina si avvicina al mondo religioso grazie alla partecipazione ad un musical sulla fondatrice delle Orsoline della Sacra Famiglia, in occasione del centenario della congregazione. Ottiene il ruolo da protagonista.
           Il resto lo conosciamo fin troppo bene: nel 2014 partecipa a “The Voice of Italy”, ove sin dalla sua audizione viene immediatamente notata. Precisiamo che durante le audizioni di “The Voice”, i quattro giudici sono girati di spalle, perciò non vedono il cantante esibirsi sul palco, ma lo ascoltano soltanto. Nel caso in cui a qualcuno interessi la voce che stanno ascoltando, possono premere il pulsante e girarsi dunque verso il concorrente. E’ proprio qui che risiede il bello del format “The Voice”, ideato da John de Mol, uno che di programmi televisivi ne capisce. Quantomeno nella scelta dei concorrenti, infatti, ad essere valutati dovrebbero essere la voce, l’esibizione canora, l’interpretazione, la preparazione tecnica, l’originalità timbrica. Non gli abiti, il trucco, l’età, l’aspetto fisico. Che ironia, nevvero?
           Nel nostro caso, suor Cristina Scuccia stava ululando sul palco la sua versione di “No One” di Alicia Keys quando J-Ax si accorse che il pubblico stava andando in visibilio per quella cantante e, incuriosito, si girò. Sì, incuriosito dalla reazione del pubblico che stava vedendo una suora agitarsi sul palco, non dall’esibizione della ragazza. Così invitò caldamente anche gli altri giudici a premere il pulsante e girarsi (“schiaccia!!”), innescando una reazione a catena tra i quattro. Tra l’altro, la versione italiana di “The Voice” è l’unica in cui i giudici non sono autosufficienti e hanno bisogno di consultarsi continuamente tra di loro. Ma questo è un altro paio di maniche.
Il tweet di Alicia Keys all'indomani dell'audizione a The
Voice di suor Cristina

           Se l’audizione con cui suor Cristina è entrata a “The Voice” era stata sguaiata, imprecisa e urlata, ancora peggio è riuscita a fare durante la competizione. Tecnica di canto mediocre e interpretazioni fredde e grossolane, quando non del tutto piatte e prive di personalità e mordente. Qua non si tratta di avere pregiudizi, bensì di giudicare obiettivamente la concorrente di un talent show canoro in cui tutti gli altri partecipanti erano ben al di sopra di lei. Per chi avesse ancora dei dubbi, consiglierei l’ascolto della cover di “Livin’ on a prayer”, famoso singolo dei Bon Jovi, realizzata da suor Cristina durante il suo percorso a “The Voice”: voce tremolante e spesso calante, pronuncia inglese parecchio incerta, la suora non riesce neanche a beccare le note alte a meno che non si metta ad urlare esibendo un vibrato del tutto inadatto alla canzone e dimostrando di non avere controllo della sua voce. Nel reprise del ritornello stona pure, e non poco.
           Eppure, se si trattasse di una mera questione musicale, in fondo non gliene avremmo fatta una colpa. Il punto è che la suora, oltre a non essere questo gran talento tanto decantato da J-Ax, media e fanatici del Vaticano, è anche legnosa sul palco e irritante nei modi di fare. La sera in cui Cristina ha vinto senza merito “The Voice” contro un eccellente Giacomo Voli il quale temeva, insieme al suo coach Piero Pelù, del fatto che tutto potesse essere già stato costruito a tavolino, la suora ha preso il microfono e senza un filo di imbarazzo, ma anzi con grande determinazione, si è autoassolta dal suo ruolo di religiosa in TV e ha preteso che si recitasse un padre nostro in diretta televisiva. “Una base per favore”, ha incitato, risoluta, girandosi verso la regia, prima di attaccare con la preghiera. Recitata in uno Stato laico, durante uno spettacolo d’intrattenimento davanti a milioni di telespettatori. Quel che si dice “avere rispetto delle idee altrui”.


Giacomo Voli, secondo classificato di "The Voice of Italy"

           E dire che quel che tutti si aspettavano, anche leggendo i commenti dei telespettatori sui vari social-network, una volta che la suora avesse vinto il talent (perché sì, s’era capito dalle audizioni che sarebbe andata così) sarebbe stato che la stessa cedesse il premio, ossia il contratto discografico, al secondo classificato. Ma suor Cristina non l’ha fatto. Lei, che ha sempre detto di non aver fatto tutto questo per sé, per la sua gloria; lei, che ha sempre professato, invece, di averlo fatto per la gloria di Dio; lei, che tutti i media hanno dipinto come una timida ragazzina molto umile e altruista, addirittura intimorita dal successo.
Lei, che nelle prossime settimane uscirà con il suo primo album.
           Ma si può invero definire “disco musicale” un album d’esordio contenente dieci cover e due inediti? Dieci cover. Canzoni altrui.
           Ci sono ragazzi che, seppur dedicando l’intera vita alla musica con non pochi sacrifici, un’occasione del genere non l’avranno mai. Pubblicare un disco con una casa discografica importante, far conoscere la propria musica. E suor Cristina protagonista di questo montaggio mediatico frustrante per la musica e umiliante per gli italiani, nonché privo di solide fondamenta, ci fa un album di cover! E, come se la beffa non fosse già esorbitante, ad essere pubblicato come primo singolo è la cover di “Like a virgin” di Madonna. Suor Cristina dice di aver scelto questo pezzo personalmente, ma puntualizza che il suo intento non è quello di scandalizzare.

           Certo. È per questo che in questi mesi tutti ci eravamo dimenticati di lei, mentre ora è tornata alla ribalta dei media. Chissà se Vincenzo Mollica avrà finito i superlativi per i suoi servizi al tg1…




(22/10/2014)
L'articolo "Suor Cristina, più fenomeno commerciale che voce" è stato pubblicato anche sul quotidiano online "Avanti!" a questo link: click.


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