29/04/17

LEVANTE - Nel caos di stanze stupefacenti




(2017, Carosello Records./pop, songwriter)


Ho pubblicato l'articolo "Levante - Nel caos di stanza stupefacenti" su Ondarock a questo link: click



Pare proprio che il 2017 sia l'anno di Levante. Dopo la comparsata nel singolo di Fedez e J-Ax, "Assenzio", e la pubblicazione di un romanzo, la giovane cantautrice di origini siciliane ha dato da poco alle stampe il suo terzo album, "Nel caos di stanze stupefacenti", e sembra disposta a tutto pur di appagare la propria ambizione.
 C'è da dire che con i precedenti lavori ci aveva abituato bene: dapprima con il disco d'esordio "Manuale Distruzione", nato da un'effettiva e tangibile urgenza creativa, di cui i più ricorderanno l'urlo caustico e liberatorio ("che vita di merda") di "Alfonso", e poi con la parentesi delicata e intimista di "Abbi cura di te", che aveva quasi fatto urlare al miracolo. 

Claudia Lagona, vero nome della cantante, sceglie di ripartire dall'immediatezza del primo lavoro, ma spoglia le canzoni di quella carica e quell'impellenza artistica che avevano contraddistinto i suoi primi passi nel mercato discografico. Di contro, l'impianto sonoro e la produzione vengono arricchiti, riuscendo talora a mascherare, tra cori e batterie incalzanti, l'inconsistenza di alcuni brani; ascoltare "Le mie mille me" per capire. La verità è che spesso e volentieri le canzoni sono state articolate in modo troppo debole, con una struttura standard: si parte con una strofa più o meno lenta, che lascia immediatamente il posto a ritornelli urlati e in salita ("Gesù Cristo sono io", "Diamante", "Le mie mille me", "Di tua bontà").

 Ci sono poi, qua e là, ammiccamenti al pubblico più giovane con qualche suggestione rap ("1996 La stagione del rumore", "Sentivo le ali") e rime che calzerebbero meglio su una Roshelle ("da che eravamo wow siamo diventati caos/ non è passato molto dal desiderare un ciao") che su un'artista pop con velleità cantautorali. Si badi bene che il problema non risiede nella scelta di fare la cantautrice in salsa pop, cosa anzi tutt'altro che spregevole - basti pensare a nomi come Fiona Apple e Marina And The Diamonds - bensì nell'aver voluto conseguire questa strada facendosi guidare da tendenze modaiole. Al di là delle melodie sfacciatamente monotone, un altro grande demerito è costituito appunto dalla scrittura, pecca non proprio secondaria per una cantautrice. I testi galleggiano sempre, senza andare in profondità, vivacchiando in un compiaciuto egotismo. Anche la canzone in collaborazione con Max Gazzè, "Pezzo di me", delude e lascia l'amaro in bocca per la faciloneria eccessiva e quel gioco di parole che, nelle intenzioni dei suoi creatori, avrebbe dovuto far ridere.





Qualche sussulto arriva solo con l'iniziale "Caos (preludio)", veloce punto di congiunzione con il lavoro precedente, con la malinconica "IO ero io" e con i due pezzi di carattere sociale: da un lato il singolo "Non me ne frega niente", vivace disanima dell'indifferenza da social, e dall'altro "Santa Rosalia", in cui Levante canta quella che sembra essere una delicata filastrocca per spiegare l'omosessualità ai bambini ("rosa o blu, rosa o blu, dai un bacio a chi vuoi tu"). Quest'ultima è dedicata a una cara amica della cantautrice e il titolo rimanda alle leggende popolari secondo cui la santa protettrice di Palermo avrebbe amato un'altra donna.

 Probabilmente le dodici tracce che compongono "Nel caos di stanze stupefacenti" renderanno meglio dal vivo, giacché è proprio per la dimensione live che sono state ideate, ma l'idea generale è quella di un disco facilotto e inconsistente in sé, nonché molto distante dai picchi raggiunti dalla cantautrice in passato. Il lato positivo è che quantomeno adesso Levante è riuscita a scrollarsi di dosso certi ingombranti paragoni con artiste quali Carmen Consoli e Cristina Donà, cui era stata avvicinata in passato per via di certi toni umorali affini. Quello negativo è che adesso il paragone con Alessandra Amoroso è dietro l'angolo...


♪♪

(13/04/2017)

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