12/02/18

Sanremo 2018: La pagella di un Festival pieno di gag imbarazzanti



fonte: blastingnews


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Il Festival di Sanremo 2018 verrà ricordato come un Festival bizzarro, stranamente elogiato d’ogni dove, nonostante il carico di trash sia stato uguale o superiore agli anni precedenti. Un Festival scritto con i piedi, pieno di gag imbarazzanti e monocorde, ospiti quasi invisibili.
Ma chi l’ha detto che il direttore artistico debba essere anche il conduttore della kermesse? Baglioni non ha fatto altro che esibirsi con il suo personale repertorio, persino in compagnia degli ospiti musicali, quando al massimo avrebbe dovuto essere lui ad accompagnarli sui loro pezzi! Continua a non convincere il costume, portato in auge da Carlo Conti, di invitare come ospiti artisti italiani, quasi come se esistessero artisti italiani di serie A (i super ospiti) e artisti italiani di serie B (i Big in gara). Se poi viene invitato Sting e lo si fa cantare in italiano, appare evidente che questo patriottismo radicale stia prendendo una piega surreale…
A salvare sempre e comunque la situazione Pierfrancesco Favino, che ha impressionato soprattutto durante la serata finale recitando “La notte poco prima della foresta” di Bernard-Marie Koltès, pezzo che aveva già portato a teatro.

Di seguito troverete il consueto pagellone di tutti gli artisti Big in gara. Bisogna ammettere che il livello generale dei brani si attesta su un livello superiore rispetto agli anni precedenti. Peccato che a vincere sia stata, come tradizione vuole, la canzone più stucchevole.




ERMAL META E FABRIZIO MORO - “Non mi avete fatto niente”
Tutto secondo le previsioni: il duo MetaMoro si aggiudica la vittoria di questo Sanremo 2018. Due sono le cose più indisponenti, a mio parere, di questa vittoria; da una parte, la sceneggiata dell’ “autoplagio”, atta a porre ancora di più l’attenzione su di loro e su quel brano che evidentemente ai piani alti avevano già imposto come vincitore da tempo. D’altro canto il fatto che Ermal Meta, che si era già fatto notare come ottimo autore per altri e per se stesso e come leader del gruppo La Fame di Camilla, venga consacrato solo dopo Sanremo, solo dopo la sua partecipazione ad Amici in veste di giudice e solo dopo questa vittoria sanremese in coppia con il cantautore romano. Appare evidente, infatti, che “Non mi avete fatto niente” sia stata scritta da Moro: il piglio pseudo-rivoluzionario è indubbiamente il suo, il ritornello entra immediatamente in testa e il testo non è dei migliori, in quanto tratta un argomento delicatissimo come quello degli attentati in modo un po’ paraculo. In generale, però, non si può dire che il brano, cantato da loro, non funzioni ed è plausibile che, così come ha intenerito il pubblico dell’Ariston, potrebbe avere lo stesso effetto su quello dell’Eurovision Song Contest.
 VOTO: 5


LO STATO SOCIALE - “Una vita in vacanza”
 Una canzone giovane che parla dei giovani. Di quei giovani che, troppo indaffarati a costruirsi una carriera lavorativa, qualsiasi essa sia, il più delle volte pregna di angosce e porte in faccia, in un mondo ideale avrebbero invece tanto tempo libero, da dedicare ad attività piacevoli, allo stare in mezzo alla gente, alla leggerezza; un po’ di “sano tempo perso” insomma, lontani dall’inquietudine del “fare i soldi” e del “vivere per lavorare” come accade oggi. Un pezzo scanzonato ma dal contenuto più serioso rispetto a quella incoronata vincitrice.Non si può però non considerare le esibizioni dal vivo, che dire stonate sarebbe un complimento. Bella la citazione dei Coldplay con “la vecchia che balla” sul palco, ma l’effetto generale rimanda un po’ troppo al Gabbani dello scorso anno.
VOTO: 5





ANNALISA - “Il mondo prima di te”
Finalmente Annalisa partecipa a Sanremo con una canzone degna del suo immenso talento, una ballata fresca e raffinata, in linea con le tendenze del momento, che sarebbe piaciuta anche all’Eurovision. “Il mondo prima di te” è oltretutto un pezzo difficile da eseguire vocalmente, ma la cantante savonese è sempre stata un’interprete di spicco, all’Ariston perennemente penalizzata dalla giuria di “qualità”.
VOTO: 7


RON - “Almeno pensami”
L’interpretazione che Ron fa di questo brano inedito di Lucio Dalla è certamente ispirata e mentre canta sembra di rivivere il cantautore bolognese, scomparso nel 2012. “Almeno pensami” non è però il brano migliore scritto da Dalla né il migliore interpretato da Ron…
VOTO: 4.5


ORNELLA VANONI, BUNGARO, PACIFICO - “Imparare ad amarsi”
Ecco la canzone scritta meglio di tutto il Festival. D’altronde Bungaro e Pacifico sono due autori di rara eleganza, qui messi al servizio di una delle più grandi interpreti della musica italiana. “Imparare ad amarsi” dipinge con leggerezza e semplicità una visione matura dell’amore, aperta alla comprensione e al futuro.
VOTO: 7


MAX GAZZE’ - “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
Gazzè torna al Festival con un brano ispirato al mito tutto italiano di Cristalda e Pizzomunno, ambientato a Vieste, incantevole e soleggiata località marittima pugliese. Pizzomunno è un pescatore innamorato di Cristalda e, come tutti i pescatori, preso di mira dai canti ammaliatori delle sirene malvagie. All’ennesimo rifiuto del pescatore, le sirene, stizzite, si vendicano rapendo la sua amata e portandola in catene sul fondo del mare. Immediatamente il corpo di Pizzomunno si pietrifica dal dolore, trasformandosi nel faraglione di Vieste, alto 25 metri. Impietosite dall’insanabile disperazione del pescatore, le sirene gli concedono di tornare umano e di incontrare nuovamente la sua amata, ma solo una volta ogni cento anni, il 15 agosto.Gazzè e il fratello Francesco, coautore del brano, sono riusciti a rendere vivo questo sempiterno mito sull’amore e a portare a Sanremo un po’ di cultura, il che è già di per sé una cosa lodevole, anche se il fantasma di De André è un po’ troppo invadente.
VOTO: 6.5


LUCA BARBAROSSA - “Passame er sale”
Già dal titolo, “Passame er sale” mette in scena una storia crepuscolare, un amore lungo una vita, (“Pe’ ogni fijo amato e cresciuto n’avemo fatte de notti/ Mo li vedi anna’ in giro ner monno coi nostri occhi”) attraverso le piccole cose di ogni giorno e un canto in romanesco dolceamaro e fuori dal tempo, ispirato per l’appunto, allo stornello romano.
VOTO: 6


DIODATO, ROY PACI - “Adesso”
Bello l’impasto musicale creatosi tra la voce fresca e spavalda del cantautore e l’impeto del trombettista, anche se il ritornello è di quelli che alle lunghe stanca. Tutt’altro che banale il testo, passato purtroppo in sordina (“E dici che accetteremo mai di invecchiare/cambiare per forza la prospettiva/senza inseguire una vita intera/l’ombra codarda di un’alternativa?”).
VOTO: 6

fonte: NanoPress


THE KOLORS - “FRIDA (MAI MAI MAI)”
Il premio per la canzone più orecchiabile va a loro. Siamo tutti d’accordo sul fatto che dal vivo i The Kolors ci sappiano fare, ma questa canzone è povera di personalità, di parole, di attitudine e di profondità.
VOTO: 4


GIOVANNI CACCAMO - “Eterno”
Il fatto che sia riuscito a entrare nella top 10 è un’offesa. Il giovane siciliano si presenta con un brano melenso e antiquato, reso ancora più brutto dall’interpretazione scipita e dalla mancanza di intonazione.
 VOTO: 3


LE VIBRAZIONI - “Così sbagliato”
Il nuovo pezzo de Le Vibrazioni si colloca esattamente tra Negramaro e Modà. Se non fosse che Le Vibrazioni esistono da ben prima degli altri due gruppi. Il brano è agile e coinvolgente, ma nulla per cui gridare al miracolo. A ciò si aggiunga che dal vivo Sarcina è stato davvero stonato e calante, soprattutto nel ritornello.
VOTO: 4.5


ENZO AVITABILE E PEPPE SERVILLO - “Il coraggio di ogni giorno”
La quota partenopea quest’anno arriva dal sassofonista Enzo Avitabile e dal leader degli Avion Travel Peppe Servillo. Il brano porta in auge i ritmi mediterranei, la carica drammatica che aveva caratterizzato gli Avion Travel e un arrangiamento di alto livello. Il brano risulta però un po’ povero dal punto di vista compositivo.
VOTO: 6


RENZO RUBINO - “Custodire”
La canzone di un giovane che piacerà ai meno giovani. Ascoltandola, si viene immediatamente proiettati in un Sanremo degli anni ‘60. E non so se possa essere considerato un complimento…
VOTO: 4.5


NOEMI - “Non smettere di cercarmi”
Noemi si riconferma un’ottima interprete e durante la serata finale dà il meglio di sé. Ciò nonostante “Non smettere mai di cercarmi” finisce in fondo alla classifica. Forse perché davvero troppo simile ad altre canzoni interpretate dalla Scopeliti.
VOTO: 5.5


RED CANZIAN - “Ognuno ha il suo racconto”
Sanremo 2018 è anche questo: i giovani guardano “Indietro” a Rino Gaetano e agli anni ‘60, mentre un quasi settantenne ex membro dei Pooh stupisce con un po’ di power rock dal ritornello catchy, un brano che funziona, che segue una linea ben precisa. Ottima la scelta di duettare con la voce carismatica e peculiare di Marco Masini durante la quarta serata.
VOTO: 6

fonte: Tvzap


DECIBEL - Lettera dal Duca
Non sorprende che il pezzo migliore di quest’anno sia passato totalmente in sordina, classificandosi addirittura sedicesimo. Incantevole l’attacco chitarristico di stampo spiccatamente brit pop, delicato il ritornello, cantato in parte parte in inglese, ben riconoscibili i riferimenti al Duca Bianco, cui è dedicata la canzone.
VOTO: 7.5


La parte bassa della classifica è effettivamente bassa anche qualitativamente: il brano di Nina Zilli il più inutile e tedioso dell’intera kermesse (voto: 1), Roby Facchinetti ha ormai perso la voce ma si ostina a cantare nella stessa tonalità di quand’era giovane (voto: 2) e anche Mario Biondi che gioca a fare il crooner d’altri tempi ha ormai stancato (voto 4). Decisamente più interessante l’ultimo posto di Elio e Le Storie Tese, che chiudono la loro carriera “antieconomica” nel modo più consono al loro stile, con una brutta canzone demenziale, intitolata “Arrivedorci”, e l’ultimo posto sanremese.




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